Il 28 febbraio è stata pubblicata sul sito The Heroine’s Journey una mia intervista dove racconto il mio rapporto con Vanitas e con la vita in generale.
Cos’è The Heroine’s Journey?
“The Heroine’s Journey is devoted to educate, amuse and enrich creative professionals worldwide who want to make money doing what they love”
ovvero
“The Heroine’s Journey è dedicato all’educazione, il divertimento e l’arricchimento dei creativi professionisti di tutto il mondo che desiderano guadagnare con quello che amano fare”
Se non vi annoia troppo, questo è il link per la versione inglese CLICCA
Qui sotto trovate invece la sua traduzione in italiano
The Heroine’s Journey – Making Money Doing What I Love
Elisa Boldori – Vanitas
Qual’è la cosa che amo di più del mio lavoro?
Non voglio star qui a ragionare troppo sulla reincarnazione o cose simili, ma il mio amore per l’estetica è qualcosa che sta dentro di me da sempre, come se mi comparissero nel cervello delle immagini ben definite di ciò che dev’essere.
Poi, ovviamente, dopo aver frequentato una scuola di Moda (lo I.E.D. Di Milano) e aver lavorato per un po’ di anni come stilista ho affinato il mio gusto ed ho reso reale qualcosa che prima era solo astratto, anche grazie alle mie esperienze lavorative, prima su tutte quella nel mondo Diesel, dove la ricerca e lo studio di capi vintage è fondamentale.
Quindi quello che amo più di tutti con Vanitas, come organizzatrice di eventi legati al mondo del vintage e dei marchi emergenti è proprio il lavoro di selezione delle realtà con cui collaboro: scoprire nuovi talenti, creare suggestioni nuove per ogni evento, collezionare concept e immagini che ispirino i visitatori e chi partecipa. Per questo sono molto attiva su Instagram e Pinterest.
Qual è la mia idea di perfetta felicità ?
La felicità perfetta rimane, appunto, un’idea.
Un’aspirazione che cerco quotidianamente di rincorrere, cercando di essere sempre fedele a me stessa, senza tradire le mie passioni e quello che mi dice il mio cuore.
Sono assolutamente contraria alla rimozione, alla rinuncia in nome della razionalità.
Gli esseri umani spesso dimenticano la propria natura animale, il motore vitale della propria esistenza, i propri bisogni fisici ed emotivi fondamentali. Ed è lì che nasce la malattia e l’infelicità.
Qual è la mia più grande paura?
Ho molta paura della solitudine. Anche se è una situazione esistenziale che mi si addice.
Amo stare da sola, lavorare da sola, ma ho anche un bisogno estremo di confrontarmi con le persone, essere amata, costruire rapporti e condividere emozioni.
Cosa mi piace di meno di me stesso?
Sono consapevole della maggior parte dei miei difetti, anche se nel tempo penso di essere più in grado di accettarli e cercare di “indirizzarli” verso qualcosa che sia utile, sia in campo lavorativo che personale.
Fondamentalmente, sono molto pignola, tendo facilmente all’invidia (sopratutto nella bellezza femminile). Pretendo molto, dagli altri e da me stessa. E quindi cerco di essere sempre al mio meglio.
Sono tendente alla depressione. Vorrei avere più forza vitale, più energie positive. Ma questo mi consente di staccarmi meglio dal mondo e da alcune cose che, viste dalla mia prospettiva di pessimismo cosmico, diventano quasi irrilevanti.
Sono anche pigra, ma questo aiuta ad esser più efficiente, a trovare la strada più economica per fare le cose.
Quali persone nella mia professione ammiro di più?
Non una persona specifica. Devo moltissimo al marchio Diesel, e di conseguenza a chi mi ci ha fatto arrivare. Anche se quando ci ho lavorato ero troppo giovane e disturbata per poterne godere. Mi ha maturata come persona, ho fatto esperienze inconsuete per una ventenne italiana media e mi ha aperto un mondo di suggestioni estetiche che è ancora dentro di me.
Qual è il mio più grande lusso?
L’amore.
In che occasione mentirei?
Mi sono ripromessa di essere sempre sincera. Mentirei solo nel caso in cui il dolore che potrei provocare fosse troppo forte da sopportare per le persone coinvolte, ma in cuor mio pensassi comunque di essere nel giusto. A volte la confessione è un modo per lavarsi la coscienza, per far sfogare il terrore dei nostri sbagli.
Cosa odio di più del mio lavoro?
Il fatto di dover avere sempre una volontà di ferro: lavorare in proprio è un esercizio quotidiano di rigore. Spesso sto sola a casa tutto il giorno, al computer, in pigiama. E questo non fa bene alla mia autostima, e mi rende nervosa e antipatica a fine giornata.
Cosa invece mi rende più felice?
Quando ricevo piccoli gesti di stima: un bigliettino da un cliente, un complimento sincero, la fedeltà anche se l’evento non è andato come si sperava.
Sapere di aver fatto bene e coglierne i frutti.
Se potessi, cosa cambierei di me stesso?
Vorrei avere un cervello meno complicato. Sapermi lasciare andare di più, essere meno “presente”.
Fisicamente, naso e seno. Non sono contraria alla chirurgia estetica, ma avendo avuto seri problemi di salute devo cercare di evitare il più possibile le operazioni.
Qual è la mia più grande conquista lavorativa?
Essermi costruita una realtà da zero, che dopo 10 anni esiste ancora, ed essere stata una delle prime a farlo, quando ancora gli streetmarket in Italia non esistevano quasi.
Dove mi piacerebbe vivere?
Vivo nelle perenne dicotomia di voler stare dove sono nata, circondata dagli amici di sempre e dai miei affetti e il bisogno di andare via, respirare nuova aria, vivere in un ambiente che mi completi.
Mi piacerebbe molto Berlino. Ma anche Varsavia, Copenaghen, Amburgo.
Purtroppo, tutti paesi freddi!
Qual è il mio tesoro più prezioso?
Mia figlia, Bianca, che ha 4 anni, ed è una bambina tanto speciale quanto complicata da gestire. A volte vorrei fosse meno intelligente ed empatica, perché ho paura che questo le possa rovinare la vita.
Quali sono le mie caratteristiche più evidenti?
La frangetta, il naso, il rossetto rosso e il mio essere una rompiscatole.
Qual è la location che mi ispira di più, nella mia città? (Cremona)
Gli argini dove vado in bicicletta, lungo il Fiume Po: un ambiente ancora selvaggio, verde, dove puoi dimenticare di essere te stessa ma soltanto essere.
Qual’è il mio posto preferito, nella mia città? (Cremona)
Chocolat Cafè: un bar di amici, il nostro punto di ritrovo. Piatto preferito: l’hamburger di Cotechino con patate arrosto, il Coteking.
Quale libro ha influenzato di più la mia vita?
Anais Nin, la casa dell’incesto.
Chi sono i miei scrittori preferiti?
Leggo di tutto, specialmente se c’è dietro qualcosa di scabroso, contorto, malato.
Come Isabella Santacroce, scrittrice pulp italiana di una violenza commovente, e tutta la sua generazione di “cannibali” come Enrico Brizzi e Niccolò Ammaniti.
Si muore solo una volta. Che musica ascolterei?
Teardrop, Massive Attack, album Mezzanine (1998)
Chi è il mio personaggio immaginario preferito?
Carmilla, la vampira di Le Fanu.
Chi sono i miei eroi ed eroine nella vita reale?
Chi riesce a donarsi agli altri senza rinunciare a sé stesso.
Che film raccomanderei di vedere almeno una volta?
Velvet Goldmine (Todd Haynes, 1998)
Che ruolo gioca l’arte nella mia vita e nel mio lavoro?
Per me Arte è l’unione fra estetica ed emozione. Fra immagini archetipiche e visioni inedite.
L’arte è nelle creazioni handmade dei miei espositori, nelle immagini che uso per il concept dell’edizione in corso, negli artwork degli artisti e dei grafici che coinvolgo per creare progetti paralleli all’evento.
Chi è il mio più grande fan, sponsor e complice?
Internet e mio marito Paolo, la mia indispensabile parte razionale.
Con chi vorrei lavorare nel 2017?
Con quelli che non vogliono avere più nulla a che fare con me. Devo essere molto convincente!
Su quale progetto sto progettando di lavorare nel 2017?
Continuare con Vanitas’Market, e trovare nuove e interessanti location, magari anche all’estero!
Nei mie progetti inoltre ci sono due cose che non c’entrano nulla con Vanitas: un libro di piccole storie legate al mondo delle fiabe e riviste in chiave moderna e sottilmente erotica, illustrate da un artista con il quale avevo già collaborato per una passata edizione di Vanitas’Market, Notawonderboy.
Le devo ancora sottoporre al mio correttore di bozze ufficiale, mio marito Paolo, quindi non so se ce la faremo entro il 2017!
E il progetto di una rivista tipo fanzine che rimane lì nella mia testa ma non trovo mai il tempo di renderlo reale.
Dove puoi trovarmi?
Online, sempre, sul mio sito e profilo Facebook o, fisicamente, al Vanitas’ Market!
L’evento di punta è quello di Cremona, il secondo weekend di maggio, ottobre e dicembre in Galleria 25 aprile a Cremona.
Sono anche a Iseo ogni prima domenica del mese, un delizioso paesino in provincia di Brescia sulle sponde dell’omonimo lago.
Cosa significa per me “La passione non va mai in pensione”?
La passione è il motore della mia vita. Passione per quello che amo, che voglio, persone ed oggetti e situazioni. Spero di non perderla mai.
Quali altre eroine creative dovrebbe contattare Peter (The Heroine Journey)?
Sara Costantini Riccomi, talentuosissima costumista
Cleo Viper, burlesque performer che seguo dai suoi esordi
Roberta Garbin: musa di numerosi artisti contemporanei, personaggio ed owner del negozio bolognese Pazzesque
Cinzia Manfredini, che sta dietro al progetto Vita Privata Home Gallery, una galleria d’arte in uno dei palazzi nobili più antichi di Cremona
Come puoi contattarmi?
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